Erano gli anni ’40 e a Bologna alcuni quartieri erano rassegnati alla miseria.
Via Piana in quegli anni era proprio al centro di questo concentrato di povertà e desolazione. Lì Padre Marella sceglie di dedicarsi agli ultimi e ai piccoli senza speranza. E così, per portare pane e Vangelo ai poveri, trasforma la casupola della nettezza urbana in una chiesa: la Cattedrale dei Poveri. Recupera una vecchia bifora e la appone sulla casetta, chiama a raccolta i poveri abitanti e per loro celebra ogni mattina la Messa, cui fa seguire delle offerte, in un offertorio a parti rovesciate. L’edificio è rimasto abbandonato e pericolante per decenni, finché ha potuto prendere vita dopo anni di trattative: finalmente si poteva ricostruire quell’edificio da cui tutto è partito, trasformarlo in una memoria di Padre Marella e della città di Bologna. Si è evitato di perdere per sempre un luogo cruciale e simbolico.
E’ un museo che fa conoscere Marella in modo non didascalico ma appassionante, struggente, anche ironico, restituendo a Padre Marella la complessità e la profondità di una persona che è stata sacerdote, figlio, padre, testimone e simbolo di coscienza e carità radicale e intelligente. L’edificio è stato ristrutturato su precisa volontà (caparbia e infinitamente perseverante!) di padre Gabriele Digani, recentemente scomparso, quale omaggio al Beato.
Trasferimento poi a San Lazzaro di Savena dove è visitabile la nuova tomba del Beato, al piano interrato della Chiesa costruita proprio da Don Marella, una piccola esposizione di oggetti appartenuti al Beato e la stanza in cui morì Olinto Marella il 6 settembre 1969, in una villetta lì a fianco. Sempre a San lazzaro c’è la comunità per l’inclusione sociale che prosegue il suo impegno di accoglienza dei più deboli.
Incontro/testimonianza da parte di un “figlio” di Padre Marella.